sabato 6 settembre 2008
FUJIPET review
venerdì 16 maggio 2008
Dianaroid / Annyroid definitiva (per ora...)
In alcuni post precedenti ho raccontato i miei esperimenti di fusione di una Polaroid 103 con una Diana. Alla fine dell'ultimo post della serie ero abbastanza soddisfatto del risultato ottenuto, ma c'era una vignettatura ai bordi delle foto che non mi convinceva. Grazie ai consigli di altri fotomaniaci su Flickr mi è venuto il dubbio che la vignettatura non fosse dovuta alla lente, ma alla larghezza del diaframma e alla distanza tra diaframma e lente. Così ho ripreso il progetto in mano. Prima di tutto ho deciso che, essendo l'apertura del meccanismo della Anny (clone della Diana) troppo piccolo, era necessario ripescare il meccanismo elettronico della Polaroid che aveva un diaframma più largo. Credevo che la Polaroid fosse rotta, ma leggendo questa pagina ho capito che il problema era semplicemente il cavo di alimentazione. Così, sostituito il cavo, l'esposimetro originale ha ripreso a funzionare. Il passo successivo è stato smantellare la lente della Anny dal suo alloggio (ho dovuto rompere un pò di plastica)
La lente smantellata l'ho attaccata, con la solita pasta adesiva, all'interno del pannello anteriore della Polaroid, praticamente dove si trovava la lente originale. In questo modo sono riuscito ad avvicinare il più possibile la lente all'apertura della macchina.
Ed ecco quindi la mia Dianaroid definitiva (per ora)
Si può notare che la lente riesce a coprire l'intera foto, senza l'effetto "oblò" della versione precedente.
Essendo la lente destinata al formato 4x4, ovvero un formato molto più piccolo rispetto alla pellicola Polaroid, sui bordi dell'immagine si generano sfocature e distorsioni ottiche estreme. Il risultato mi ricorda molto l'effetto degli obiettivi Lensbaby (un pò più estremo forse...)
Ora non mi resta che rimettere a posto il tutorial riprendendo il tutto dall'inizio, e saltando tutte le fasi intermedie scartate.
mercoledì 9 aprile 2008
Dianaroid Tutorial Reprise (Annyroid?)
NOTA: Non mi assumo alcuna responsabilità se seguendo le seguenti procedure vi ritrovate con due fotocamere inutilizzabili. Gli esperimenti a volte vanno male. A me questo è andato bene. Altri 10 sono andati male.... e non li pubblico :-)
Forse qualcuno si ricorderà un mio post di qualche mese fa dove tentavo di piazzare su una Polaroid 103 una lente della Diana+. Avevo cercato di mantenere il meccanismo di esposizione automatica della Polaroid, ma in questo modo le foto, almeno quando erano a fuoco, risultavano grandi quanto una moneta da 2 euro! Volendo fotografare soggetti molto ravvicinati la cosa era fattibile in quanto allontanando la lente dalla pellicola l'effetto tunnel si riduceva fino a scomparire.
Qualche giorno fa ho ripreso in mano la Polaroid 103 ma, ahimè, l'esposimetro non funzionava più (credo si sia rotto il magnete dell'otturatore). Così ho deciso di smontare il meccanismo, ormai inutile, in modo da ridurre al minimo gli ostacoli che intercorrono tra lente e pellicola. Le procedure seguenti dovrebbero essere più o meno valide anche per altre Polaroid packfilm con soffietto. Per completezza descrivo tutte le operazioni, comprese alcune cose che avevo spiegato nel post precedente, di cui riutilizzo le prime foto. Per smontare il pannello frontale si devono svitare 4 viti.
Asportando il pannello anteriore è possibile vedere il meccanismo di scatto e l'esposimetro. Tale meccanismo non è fissato, ma è legato al corpo macchina da un debole incastro, e dal filo dell'alimentazione.
Per il momento ho deciso di lasciare il filo di alimentazione collegato.
Per staccare la lente interna ho semplicemente allentato con un cacciavite, le linguette metalliche che la bloccavano.
Con una pasta adesiva non permanente (io uso UHU patafix, che trovo ottima per questi esperimenti) ho attaccato l'obiettivo della Diana+ al corpo macchina della Polaroid.
In questo modo ho ridotto gli intralci tra lente e pellicola, ma non esiste più l'otturatore. Quindi userò come otturatore il copriobiettivo della Diana+.
Naturalmente in questo modo la macchina può essere usata solo con poca luce e per tempi di esposizione lunghi. Ho scattato qualche foto di esempio, e per non tediarvi con il mio solito autoritratto, ho indossato la mia nuova maschera antigas che dà alle foto un tocco industrial in stile Nine Inch Nails :-)
L'effetto è abbastanza interessante, ma usare il coprilente come otturatore rende impossibile ottenere fotografie non mosse. Così mi sono deciso a fare un'operazione un pò più radicale rispetto alla precedente. La Polaroid ormai già non funzionava, ma ho dovuto sacrificare, non senza titubanza, una Diana originale, o più precisamente una Anny (un clone della Diana piuttosto diffuso in Europa). La mia idea originale, era quella di seguire alcuni esempi trovati su internet, che si basavano sull'eliminazione del soffietto, per attaccarci direttamente la Diana (in realtà ho trovato solo esempi che usavano la Holga). Ma in questo modo si sarebbero presentati due problemi:
- Sulla pellicola si sarebbe impressionato solo un quadrato grande 4X4 cm
- Trovare la distanza giusta tra pellicola e lente (cosa fondamentale in questi casi) avrebbe richiesto smontaggi e rimontaggi a raffica
Così ho deciso di smontare l'obiettivo del Diana-clone (Anny), e attaccarlo direttamente alla macchina, in modo da poter modificare facilmente la distanza tra lente e pellicola. Per smontare l'obiettivo è bastato fare pressione intorno alla base con un cacciavite sottile. Si è spaccato qualche pezzettino di plastica, ma niente di grave.
A questo punto ho deciso di togliere definitivamente l'otturatore originale della Polaroid, e quindi ho dato un taglio netto al filo dell'alimentazione.
Con la solita pasta adesiva ho attaccato l'obiettivo alla macchina.
Grazie al soffietto ho potuto sperimentare diverse distanze dalla pellicola. Questa foto l'ho ottenuta col soffietto completamente esteso. L'immagine copre l'intera superficie della pellicola, ma è completamente fuori fuoco.
Per questa foto sono riuscito a ottenere la messa a fuoco giusta (più o meno) ma è evidente un problema: l'immagine viene tagliata a cerchio dal foro lasciato dalla vecchia lente della Polaroid.
Per risolvere questo problema ci sono due possibili soluzioni:
- allargare il foro della Polaroid
- Avvicinare la lente della Diana al foro, accorciando il barilotto dell'obiettivo.
La prima soluzione mi è sembrata troppo complicata da attuare senza distruggere il soffietto, così ho scelto la seconda opzione. Per ottenere l'accorciamento, con il solito cutter ho scavato un pò, dall'interno, intorno all'anello di plastica da eliminare, in modo da renderlo più facilmente staccabile.
Fatto questo, con una pinza, ho staccato questa fascia di plastica.
Con la solita pasta adesiva, ho attaccato l'obiettivo accorciato alla Polaroid.
E voilà! La Dianaroid è arrivata alla sua versione definitiva (per ora).
Per trovare la lunghezza giusta del soffietto ho fato alcune prove. Per bloccare il meccanismo, ho usato un pezzetto di foto Polaroid piegata in tre. Con questa distanza ho ottenuto una buona messa a fuoco per i ritratti.
Con questa distanza invece la messa fuoco andava bene per il campo lungo. Dovrete sperimentare e sprecare un pò di pellicole.
Ed ecco qualche foto di esempio.
Ora, soggetti a parte, il risultato mi piace molto, soprattutto per i ritratti. La vignettatura ai lati credo sia normale, in quanto la lente della Diana è progettata per coprire un'area molto più piccola rispetto alle Polaroid 100. Ora c'è da chiedersi: "val la pena di rovinare due fotocamere per fare questo?" Non lo so, però io mi sono divertito un mondo a farlo. L'altra domanda è: "ma perchè ci si compra una maschera antigas?" La risposta è sempre la stessa: "non lo so" :-) Tutta colpa di ebay.....
P.S.:Se qualcuno dovesse realizzare questo progetto (o simili) sarei felice di poter vedere i risultati.
martedì 19 febbraio 2008
Tutorial: Usare la pellicola 35mm nella Diana+
giovedì 17 gennaio 2008
Diana F+ Review (recensione della nuova camera di Lomography)

La fotocamera è assolutamente identica alla Diana+. L’unica differenza è che nella parte superiore trovano posto due fori che sono i contatti per il flash. Infatti la Diana F originale non era dotata di hot-shoe standard. In questa foto potete vedere i contatti della Diana F originale (a sinistra), e quelli dell’imitazione. La distanza dei fori è identica.


Sottolineo subito che non avete nessuna speranza di usare questo flash con la Diana+ che avete acquistato poco tempo fa. Infatti, malgrado i progettisti della Diana+ avessero già in mente di dotarla di flash (nella Diana+ si nota la “canalina” per i fili elettrici come giustamente mi ha fatto notare Leatherheart in questo thread su Flickr http://www.flickr.com/groups/lomo-italia/discuss/72157603686794869/), nella Diana+ non ci sono i contatti.

Esaminiamo meglio il flash, confrontandolo con l’originale che utilizzava i “bulbi” ovvero piccole lampadine usa e getta, che ormai non si producono più. Nelle foto successive l’originale è quello più scuro. I contatti come vedete sono molto simili ma, ahimé, quelli del nuovo flash in realtà sono all’interno degli spinotti. Cosa vuol dire questo? Che il flash nuovo non può essere usato sulla Diana F originale, perché non ci entra e perché anche se lo appoggiate ai fori non c’è contatto elettrico in quanto, come dicevo prima, i contatti veri sono “interni”. Questo a mio parere è un grosso difetto di questo prodotto. Sarebbe stato bello poter usare le mie Diana F originali con un flash, ma purtroppo dovrò scervellarmi per costruirmi un flash tutto mio. Uffa! Sospetto che la scelta di Lomography sia dovuta ad una questione di regole internazionali sulla sicurezza degli apparecchi elettrici, in quanto tra i contatti del flash può scorrere una corrente sicuramente fastidiosa, e che a volte può anche provocare dei danni.

Tra i contatti si nota lo sportellino per la pila (una normale alcalina AA).

Su un lato trovate il pulsante di accensione.

Sull’altro lato c’è il pulsante per l’innesco manuale.
Sul retro del flash originale il “piripicchio” bianco serviva per bloccare la lampadina nell’apposito vano.
Qui invece è una luce rossa che indica che il flash è abbastanza carico per poter essere innescato.
Tanto per aggiungere qualcosa d’inutile, sono inclusi 12 pezzettini di plastica trasparente da apporre sul flash in modo da colorarne la luce. Non è una cosa che mi stuzzica molto, ma per chi volesse sperimentare……
Un’aggiunta interessante sono invece i due adattatori inclusi nella confezione. Uno serve per montare questo nuovo flash dallo stile vintage su qualsiasi macchina dotata di presa hot-shoe, mentre l’altro serve per montare sulla Diana F+ un qualsiasi flash esterno standard.
Non ho avuto ancora l’occasione giusta per usare questa Diana F+, ma data la smania di provarla ho scattato in fretta e furia un rullo in casa. Il flash non sembra molto potente, e questo a mio parere è una buona cosa, perché così non vengono troppo “sparati” i soggetti ravvicinati.
Conclusioni
Molti acquirenti si sono lamentati del fatto che questa macchina dotata di flash sia stata presentata solo pochi mesi dopo l’uscita della Diana+. Altri si lamentano dei prezzi della Lomography. Il punto però è che la Lomographic Society è l’unica azienda al momento che si basa sulla produzione di toycamera nuove! Progettare (anche se si tratta di imitazione), mettere in produzione un articolo nuovo, pagare gente che entri in contatto con le industrie cinesi, promuovere, etc etc, costa molto e quindi è abbastanza normale che i prezzi siano molto più alti di quelli di una Diana originale trovata al mercatino. Ma per trovarla al mercatino a un prezzo basso ormai dovete sudare, e su Ebay i prezzi sono molto simili a quelli della Diana+, ma senza la garanzia. Detto questo, anche io trovo che il prezzo di questa Diana F+ (80 euro) sia troppo alto, ma finché nessun altro si rimboccherà le maniche e produrrà una toycamera nuova, la Lomography potrà permettersi di tenere i prezzi così alti, perché sa di essere l’unica azienda che può soddisfare i maniaci come me. Lo so che nella fotografia è il fotografo quello che conta e non lo strumento, però volete mettere il piacere di aprire una scatola plasticosa contenente il tuo giocattolo nuovo? Qui oltre che di fotografia parliamo anche di gioco, divertimento e (perché no?!?) collezionismo.
Sfogliando il libro allegato alla Diana F+ ho notato in un’intervista a uno dei progettisti che la Lomography ha intenzione di basare sulla Diana+ un intero sistema medio formato plasticoso. Si accenna a un misterioso accessorio imminente (un fisheye forse? La butto lì….), nonché di future lenti intercambiabili, borse, varianti, edizioni speciali, etc. Certo quando costeranno troppo potremo fare benissimo a meno di acquistarle. Io per esempio ho resistito alla tentazione della Diana White Stripes perché costava davvero troppo. Però è bello sapere che oltre alle grandi aziende come Canon, Nikon, Pentax, che si occupano ormai solo di digitale, esiste qualcuno che continua a produrre macchine fotografiche analogiche non professionali totalmente NUOVE!!!
Se poi proprio non volete dare soldi a Lomography, ma volete una fotocamera nuova, allora con 10 euro comprese spese di spedizione dovreste riuscire ad accaparrarvi su Ebay una Vivitar Ultra Wide & Slim che come toycamera è davvero ottima.
In conclusione: vale la pena acquistare questa Diana F+.? Dipende……
Il flash vi permette di fotografare anche di sera e in ambienti chiusi, nonché potete usarlo come fill-in per evitare di avere in esterni soggetti in controluce che appaiono completamente neri. Però se volete anche il flash dovete pagare esattamente il doppio (80 euro) del prezzo della Diana+ senza flash (40 euro). Una bella sommetta.
Quindi se utilizzate poco o niente il flash, è meglio acquistare la Diana+ originale che, flash a parte, è identica e dà le sue belle soddisfazioni. Qualsiasi cosa scegliate: Buon divertimento!