venerdì 28 settembre 2007

DIANA+ - La prima imitazione “originale” della Diana - Review

Introduzione
Della Diana originale ho già parlato in un precedente post, e questo mese, a opera della solita Lomographic Society, è stata messa in commercio una riedizione di questa mitologica fotocamera al prezzo di 40 euro. Naturalmente non potevo resistere alla tentazione di metterla alla prova e di pubblicare questa recensione.

Caratteristiche
Il package ha il solito stile giocattoloso ma “cool” dei prodotti della Lomographic, e include la macchina, il copriobiettivo, due “mascherine" di plastica che esaminerò dopo, il libretto delle istruzioni, e un un piccolo libro molto carino con storia e foto della Diana (il contenuto di questo libro lo potete trovare online all’indirizzo http://www.lomography.com/diana). In questa foto ho messo a confronto la Diana+ con il più classico dei modelli Diana (il modello n.151). Il colore della Diana+ però si avvicina più a quello della Diana F che ho mostrato in un post precedente.

La Lomographic ha fatto uno splendido lavoro nel copiare il corpo originale della Diana. Le uniche differenze sono, nella parte inferiore, la presa per il treppiedi e il logo Lomography……

….e nella parte posteriore il contapose. Questa differenza è dovuta a delle nuove possibilità messe a disposizione dalla Diana+. Infatti la fotocamera originale permetteva di scattare 16 foto su un rullo 120 nel formato 4x4, e anche la Diana+, inserendo l’apposita mascherina di plastica all’interno, permette la stessa cosa. Ma in più la Diana+ permette di scattare 12 pose nel formato 5,2x5,2. E tramite un’altra mascherina 16 scatti formato 4,6x4,6, tutti “appicicati” uno dietro l’altro per poter avere un effetto “Panorama” (spero presto di poterlo provare). Naturalmente a seconda del formato scelto sarà necessario impostare il contapose sulla posizione giusta, esattamente come si fa sulla Holga.


Queste sono le due mascherine montabili all'interno

Come l’originale, la Diana Plus ha le classiche tre impostazioni per il diaframma: Sole (f22), parzialmente nuvoloso(“f16”) e nuvoloso(f11), ma in più troviamo anche l’impostazione P che sta per Pinhole! E qui arriva una caratteristica interesantissima della Diana+: è possibile rimuovere l’obiettivo per farla diventare una camera a foro stenopeico!

Infine, l’ultima novità è la presenza di un piccolo pezzo di plastica legato alla macchina tramite un laccio, che permette, inserendolo nella feritoia della leva dello scatto, di bloccarlo, in modo da rendere più facili le riprese pinhole con poca luce, che potrebbero richiedere anche ore di esposizione. Naturalmente per le foto a foro stenopeico sarà necessario impostare l’impostazione Bulb. La velocità di scatto normale invece è di 1/60 di secondo.


Test and samples
Purtroppo non ho avuto modo di testare la macchina all’esterno, perché ho una caviglia gonfia che mi blocca in casa, ma ho provato comunque a scattare un po’ di foto dalle finestre di casa, e utilizzare la posa B negli interni. Ecco una piccola gallery di esempi. Tutte le foto sono scattate nel formato 5,2x5,2 ovvero senza nessuna mascherina. Il rullo è un agfachrome rsxII 200 cross processed.

Queste foto le ho scattate con il setting nuvoloso e scatto normale.



Queste con il setting Bulb (un paio di secondi di apertura)



Questa con posa Bulb al buio, bloccascatto, e flash azionato manualmente.

Questa invece l'ho fatta con l'opzione pinhole (5/6 secondi di esposizione). La foto non è un granchè ma le possibilità sono interessanti.




Questa è quella che il manuale chiama Pinhole Premium, ovvero apertura pinhole (f150) e lente montata. Si nota che l'inquadratura è molto meno grandangolare e, malgrado ci sia la lente l'effetto vignetta non è molto marcato. Anche qui 5-6 secondi di esposizione.



Conclusione
Vediamo prima di tutto i punti negativi che ho riscontrato. Il primo è l’effetto vignettatura. Nel formato 5,2x5,2 risulta troppo esasperato e finisce per sembrare piuttosto “finto”, basta dare un’occhiata all’angolo in alto a destra di questa foto. Comunque nel formato 4x4 sembrerebbe più discreto.

Il secondo difetto è molto più grave invece: il dorso della fotocamera non si chiude perfettamente e il rullo tende a fuoriuscire dalla sua posizione ogni volta che si avvolge la pellicola, rendendo lo scorrimento molto difficoltoso. Il problema è dovuto al fatto che nella parte inferiore il "gancio" è praticamente inesistente.

Nella Diana originale invece la levetta che tiene il rullo funziona molto meglio, ma è molto fragile e si rompe facilmente.


Ho riscontrato che facendo pressione sul lato superiore e inferiore della macchina mentre si avvolge il rullo, la situazione migliora notevolmente.


Ma a parte tali difetti, questa fotocamera è splendida per diversi motivi. Dopo svariati tentativi della Lomographic di creare una nuova fotocamera giocattolo (vedi Actionsampler, Colorsplash, etc.), questa è la prima volta che ci si trova davanti a un prodotto davvero affascinante, e malgrado si tratti della copia di una vecchia camera, ha una serie di nuove caratteristiche che la rendono davvero unica. Inoltre Moominsean nel suo blog mostra come la lente della Diana+ riesce abbastanza bene a imitare l’effetto onirico dell’originale.
Comunque non è finita qui perché devo ancora fare delle foto di prova degne di questo nome, e devo ancora provare gli altri due formati delle foto.

lunedì 24 settembre 2007

domenica 9 settembre 2007

35 mm in 127 camera – tutorial

Come usare un rullino da 35 millimetri al posto di un rullo formato 127

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Bencini Comet II review

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