domenica 24 giugno 2007

Draganization: come imitare Andrzej Dragan in Photoshop

Girovagando come sempre su internet ho scoperto questo fotografo: http://www.andrzejdragan.com/
Il sito è un po’ troppo pretenzioso per i miei gusti, però il lavoro di questo autore in post processing è davvero interessante. A mio modestissimo parere, le foto colpiscono molto a un primo sguardo, per i colori e i dettagli, ma esaminandole attentamente ci si accorge che sotto sotto non dicono un granchè. Molto meglio, come giustamente indicava qualcuno in un forum di cui purtroppo non trovo più il link, Eolo Perfido (http://www.eoloperfido.com/), che opera in maniera simile in post produzione, ma creando immagini meno gratuite.
In ogni caso il Dragan Effect è davvero interessante, e mi è venuta la solita smania di cercare di riprodurlo, così cerca e ri/cerca, ho scoperto questo sito http://www.atncentral.com/ molto interessante, nella cui area di downloads trovate tre actions per “draganizzare” le foto. Le ho provate tutte e 3, ma quella che mi sembra più completa è “Draganizer” di Sharon Lee Core.
Riepilogo qui a grandi linee i passi salienti svolti dall’action:




  1. Unsharp Mask deciso

  2. Copia dell’immagine per usarla dopo

  3. Lieve desaturazione

  4. Tramite le curve viene scurita l’immagine. Per evitare un’eccesiva perdita di contrasto e luminosità, tramite una maschera, vengono protette le aeree più luminose.

  5. Leggero incremento di luminosità e contrasto.

  6. Creazione di un nuovo layer dove viene incollata l’immagine copiata al punto 2 e viene leggermente saturata. In tale layer viene creata una maschera completamente nera che praticamente nasconde tutto il layer. Tramite un pennello bianco sulla maschera, si vanno a scoprire gli occhi originali non oscurati dai pumti precedenti

  7. Creazione di un nuovo layer dove semplicemente si vanno a “ricalcare” i bordi dell’immagine con un pennello nero

  8. In questo step viene creato una sorta di schizzo a matita dell’immagine originale
    Creazione di un nuovo layer con l’immagine originale del punto 2
    Desaturazione del layer.
    Modificate le curve del layer con l’opzione “Auto”
    Viene duplicato.
    Il duplicato viene invertito e viene impostata la modalità di blending Color Dodge.
    Viene impostato al nuovo layer l’effetto Gaussian Blur
    I due layer vengono uniti

  9. Viene creato un nuovo layer nero e viene impostata la modalità di blending Overlay. Questa operazione rende il nostro “schizzo a matita” simile ad una fotocopia

  10. Vengono fusi i layer dei punti 8 e 9

  11. Viene applicato un effetto Gaussian Blur

  12. Viene impostata la modalità di Blending su Multiply

  13. Viene aggiunto un po’ di contrasto e luminosità

  14. Tramite due adjustment layer (Selective Color e Hue/Saturation) vengonoritoccati i colori.

Questo è quello che sono riuscito a capire esaminando l’action, che comunque consiglio vivamente di scaricare e studiare. Naturalmente è praticamente indispensabile che l’immagine originale sia in formato Raw, altrimenti gli effetti decisi che vengono applicati farebbero risaltare troppo gli artefatti della compressione Jpeg.
Questa è una prova che ho fatto su una mia foto.

L'originale

La foto "Draganizzata"

Il risultato è volutamente esagerato (sembro uno zombie), ma è piuttosto interessante, soprattutto se dovete realizzare la locandina di un film horror :-)

domenica 17 giugno 2007

Tutorial: Build a pinholaroid (Polaroid pinhole o a foro stenopeico)

Era da tempo che avevo intenzione di sperimentare la fotografia a foro stenopeico. In realtà avevo già fatto un tentativo (fallito) di trasformare una vecchia compatta digitale in una pinhole camera. Questo è il mio secondo tentativo “stenopeico” e stavolta è andato bene.
Ma spiego prima di tutto cos’è la fotografia a foro stenopeico. Praticamente si basa su una fotocamera in cui, al posto di una lente, si usa un foro molto stretto per catturare i raggi di luce. Naturalmente il tempo di posa deve essere molto più lungo rispetto a una fotografia normale. L’effetto risultante è abbastanza particolare, in quanto dà alle immagini un aspetto un po’ vintage. Inoltre tale tipo di tecnica permette di ottenere una profondità di campo illimitata: se il foro è fatto bene, ovvero piccolissimo e senza sbavature, saranno a fuoco tutti gli oggetti a prescindere dalla loro distanza.
Se vi interessa approfondire l’argomento, ecco un po’ di links utili:
http://www.nadir.it/tec-crea/te_foro-stenop.htm (Un po’ di storia e il principio di funzionamento. In italiano)
http://www.pinhole.org/ (sito davvero completo sulla Pinhole Photography)
http://www.pinhole.cz/en/pinholecameras/dirkon_01.html (Come costruire un’intera pinhole camera di CARTA!!!!! Prima o poi la realizzo)

Ma passiamo all’esperimento. Qualche settimana fa, dal solito negozio di roba usata, ho acquistato una vecchia Polaroid 1000 (anche se già possedevo una Polaroid OneStep).
Poco prima avevo letto su internet (http://www.foundphotography.com/PhotoThoughts/archives/2005/07/polaroid_pinhole_pinholaroid.html) che si poteva modificare una Polaroid per fare foto stenopeiche. Per chi volesse approfondire il discorso delle Polaroid consiglio questo sito: http://www.rwhirled.com/landlist/landhome.htm. Interessante anche http://www.polanoid.net/
Per aprire la macchina. Ho sganciato lo sportellino per la pellicola, e poi con un cacciavite ho fatto pressione sui lati.



Una volta aperta ho sganciato la lente dal suo alloggiamento (l’ho messa al sicuro, così volendo potrò risistemarla).
Al posto della lente, dovevo inserire un foglio con il foro stenopeico. Da questo tutorial ho preso l’dea di utilizzare il lamierino di un floppy per creare il pinhole: http://www.theplasticlens.com/blog/?p=59
Quindi ho staccato il lamierino da un vecchio floppy, ho disegnato un cerchio che andasse bene nell’aggiamento della lente (il diametro di una moneta da due centesimi è perfetto), ho tagliato il lamierino, e con uno spillo e martello ho forato il centro. Per eliminare eventuali sbavature, con una lima per unghie ho levigato la parte un po’ sollevata del lamierino.
Infine ho inserito il lamierino nella macchina, e ho rimesso a posto la parte frontale della Polaroid.


Dato che la fotografia stenopeica richiede tempi di posa più lunghi del normale, avrei dovuto modificare la modalità di scatto. Ma il modello Polaroid 1000 utilizza pellicole sx-70 da 100 ASA che sono ormai fuori produzione. Però in commercio si trovano facilmente le pellicole da 600 ASA adatte ai modelli più recenti di Polaroid e, con un piccolo escamotage, possono essere utilizzate anche con questo modello. Così il tempo di posa più lungo della Polaroid 100 (circa 2 secondi) risulta essere sufficiente per la nostra Pinholaroid (perlomeno all'aperto con molte sole). Le pellicole Polaroid 600 hanno delle piccole sporgenze di plastica per evitare di falre inserire erroneamente nelle Polaroid che utilizzano le SX-70.

Ma, come indica la stessa azienda produttrice (http://www.polaroid.com/sx70/en/ ), aiutandosi con un cartoncino da mettere sotto il pacchettino della pellicola, entrano senza grossi problemi. Naturalmente una volta inserita la pellicola il cartoncino va estratto prima di richiudere lo sportellino.
Praticamente la Polaroid modificata è pronta. L’unica accortezza necessaria è di mettere un dito sul sensore dell’esposimetro mentre si scatta, in modo da ingannare la macchina, e usare il tempo di posa più lungo possibile.


Questi sono i risultati delle primissime prove fatte in esterno.

La cosa bella è che la camera è sporca all’interno, e quindi sulle foto appaiono i granelli di polvere.
Purtroppo il tempo di posa è risultato troppo breve per gli scatti in interni che sono risultati completamente “neri”. Prossimamente tenterò di modifcare l’otturatore in modo da ottenere un posa “bulb”.

mercoledì 13 giugno 2007

High Speed Flash Photography - Seconda parte


AVVERTENZA: Non cimentatevi in questo progetto se non avete una certa dimestichezza con componenti elettrici e saldatore! Anche dentro una macchina usa e getta gira una corrente ad alto voltaggio che può essere molto pericolosa!

Nel tentativo di migliorare il kit di fotografia ad alta velocità illustrato nel post precedente, ho cercato la Kodak Fun Flash, ovvero la macchina usa e getta usata dalla rivista Make per realizzare il loro kit. Purtroppo della Kodak ho trovato solo i nuovi modelli usa e getta, che hanno un flash dalla portata di 5 metri, così ho preferito optare per una usa e getta di una marca che non avevo mai sentito, Optex, ma il cui flash ha una portata di un solo metro e mezzo.

Un consiglio: la macchina contiene un rullino completamente srotolato, che si riarrotola man mano che eseguite gli scatti, quindi può essere una buona idea scattare 26 pose al buio (una in meno di quelle possibili in modo da non rischiare che la pellicola entri completamente nel cilindro plastico). In questo modo quandro aprirete la camera, potrete estrarre il rullino, e utilizzarlo in una normale macchina fotografica. Oppure potete semplicemente scattare le foto normalmente con la macchina usa e getta, e invece di portare la macchina al laboratorio, apritela voi stessi e portarte solo il rullino.
Comunque dato che ho sempre fretta, appena arrivato a casa, ho scartato la macchinetta, svitato le due viti sul retro, e sganciato i gancetti laterali per staccare sia la parte anteriore che posteriore. Ho tolto il rullino e la batteria, e tutta la parte relativa alla lente e all’otturatore.

Memore di quello che diceva l’articolo di Make (lettura altamente consigliata se vi interessa l’argomento), è consigliabile, dopo aver tolto la batteria, cortocircuitare i terminali del condensatore (se non ricordo male sono quelli indicati nella foto). Fate molta attenzione, perché il voltaggio è alto e potreste farvi male, infatti il corto circuito provoca un bel botto con scintille!

Fatto questo ho cercato i terminali che vengono cortocircuitati allo scatto per illuminare il flash. Con il tester ho verificato la polarità e vi ho saldato i fili che vanno al circuito di innesco audio.


Ho richiuso tutto quanto facendo uscire solo i due fili.
E ora…….i test!
Prima prova il palloncino. Purtroppo avevo solo dei palloncini per le bombe ad acqua che non sono molto adatti allo scopo, però il primo scatto è già promettente.


Ma andiamo subito a fare il solito gioco della moneta nell’acqua.



Missione compiuta! I risultati sono nettamente superiori a quelli ottenuti con il flash precedente.

Al più presto altri esperimenti.

domenica 10 giugno 2007

High Speed Flash Photography "casalinga"

Girovagando su internet ultimamente ho trovato in vendita un kit per la fotografia ad alta velocità (high speed flash photography) sul sito della rivista elettronica MAKE. A questo link trovate anche l’articolo completo di Make, che comprende lo schema elettrico del kit.
Il kit è sostanzialmente un audio trigger per flash, ovvero innesca un flash nel momento in cui il microfono di cui è dotato, viene sollecitato da un rumore. Tramite questo sistema è possibile fotografare eventi come l’esplosione di un pallone, la rottura di un vetro, l’esplosione di un petardo, la caduta di un oggetto in un liquido etc. Insomma, un sistema automatico per congelare il “momento decisivo”, come diceva Henry Cartier Bresson, o più semplicemente, per tentare di emulare i famosi scatti di Harold E. Edgerton.
Leggendo l’articolo mi sono ricordato che molti anni fa, quando il mio hobby preferito era l’elettronica, lessi qualcosa di simile su una rivista specializzata italiana: Nuova Elettronica (http://www.nuovaelettronica.it/), e sul loro sito ho constatato che è ancora possibile acquistare il loro kit 1.670, meno versatile di quello di Make, ma più economico (solo 6,8 euro). Il kit comprende solo i componenti elettronici e il circuito stampato, e quindi è necessario avere un minimo di esperieenza con il saldatore. Lo schema elettrico e le istruzioni di montaggio sono recuperabili sul numero 93 di Nuova Elettronica (che fortunatamente già possedevo) o sul volume 17 che raccoglie i numeri dal 90 al 94 della rivista.
Queso è il kit, con il circuito stampato, e la rivista

L’unico componente che manca è il flash, ma presso un negozio di roba usata, giusto alcune settimane fa, ho acquistato a soli 3 euro un vecchio flash della Rollei. Ma dato che non lo volevo smontare, ho preso una vecchia macchina fotografica rotta, e ho smontato la parte superiore in modo da sfruttarne l’innesto per il flash, in modo da poter eventualmente cambiare flash senza dover dissaldare e risaldare il tutto.

E’ da notare che in rete esistono molti altri schemi elettrici per realizzare questo tipo di apparecchio. Qui ne elenco alcuni:
http://www.diyphotography.net/universal_sound_and_optical_slave_flash_trigger
http://www.hiviz.com/tools/triggers/triggers2.htm
http://www.stereoscopy.com/faq/stopaction.html
http://swannman.wordpress.com/2006/08/24/howto-build-a-flash-trigger/
http://www.instructables.com/id/EW5RQ1I0QEES176GJI/

NOTA: I flash lavorano con tensioni nell’ordine delle centinaia di volts, quindi, se non volete prendere una brutta scossa, ponete una certa attenzione nel maneggiare il flash e i fili collegati ad esso. Inoltre state attenti anche all’uso del saldatore. Naturalmente declino ogni responsabilità. (metto le mani avanti insomma :-))

Detto questo, ho ripreso in mano il saldatore dopo anni, e ho saldato tutti i componenti (pochi per fortuna) al circuito stampato.
Poi ho saldato due fili elettrici per collegare il circuito al connettore per il flash. Naturalmente ho sbagliato la polarità dei fili, e così ho dovuto saldarli una seconda volta :-(

I fili collegati sotto l'innesto per il flash
Per la solita fretta, come contenitore per il circuito ho usato una vecchia custodia per audiocassette. Non è elegantissima, però mi piace vedere i circuiti in trasparenza :-)


Il sistema finalmente completo


Ma passiamo alla parte più divertente: le foto di prova. Per usare il kit, è necessario un ambiente buio. Preparate la macchina fotografica e l’oggetto da fotografare (per esempio il pallone da far esplodere). Posizionate il circuito e il flash. Dovrete predisporre la fotocamera per lavorare in modalità manuale con tempo di scatto di alcuni secondi. (Prima di fare le foto “vere” vi conviene fare delle prove per vedere se il diaframma che avete scelto è adatto al flash che state usando) Quando tutto è pronto spegnete la luce, premete il pulsante di scatto della fotocamera (attenti a non farla cadere visto che siete al buio :-)), e innescate il flash (per esempio facendo esplodere il pallone). Aspettate al buio che la fotocamera abbia chiuso l’otturatore prima di riaccendere la luce, altrimenti rovinerete lo scatto.

Le prime prove le ho fatte proprio con l’esplosione di un pallone.

Per aumentare il divertimento ho provato a mettere un po’ di borotalco dentro un palloncino prima di farlo esplodere.

Poi sono passato agli esperimenti con l’acqua. Per evitare di danneggiare circuito e flash, li ho ricoperti con due buste di plastica.

In queste due foto ho lanciato una moneta in una bacinella mezza piena. Sicuramente sono le foto che mi piacciono di più.



Appena ho un po’ di tempo voglio provare a fotografare altri eventi, magari con maggiore cura :-)

Conclusioni
Il kit, soprattutto per quello che mi è costato, mi piace molto. Gli unici difetti sono la mancanza di un regolatore di ritardo (anche se allontanando il micorofono dalla fonte del rumore si può avere un effetto simile), e la scarsa sensibilità per i rumori più leggeri come quello di una goccia d’acqua per esempio. L’altro problema riscontrato è che la luce del flash dura troppo a lungo, rendendo gli oggeti più veloci un po’ troppo offuscati (vedi i palloni, e le goccioline d’acqua più in alto). Per risolvere questo problema, tenterò prossimamente di sostituire il flash, con uno di quelli delle macchina usa e getta che, secondo quanto dice la rivista MAKE, sono più adatti allo scopo, in quanto usano dei condensatori più economici, e quindi la luce del flash è molto più veloce.

Benvenuti!

Oggi inauguro il mio secondo blog. Nel primo (che potete visitare qui) mi occupo fondamentalmete di argomenti relativi al mio lavoro, ovvero tutto ciò che riguarda l'informatica, ma mi sono accorto che mi stava un pò stretto, perchè spesso avevo voglia di pubblicare post relativi ad argomenti che mi appassionano, ma che non c'entravano niente con Sql Server, Dotnet, e compagnia bella. E così ecco questo blog, dove si parlerà di fotografia, toycamera, circuit bending, grafica, photoshop, fumetti, musica, cinema, e altro.